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Diabete mellito

Il diabete mellito, una malattia che si può evitare.

Con il termine diabete mellito si intende un aumento del glucosio nel sangue (iperglicemia) che può avvenire per cause e meccanismi differenti. Ne conseguono caratteristiche cliniche e terapeutiche diverse, per cui il termine diabete mellito risulta troppo generico ed è necessaria una ulteriore definizione relativa alla tipologia di diabete. Limitandosi alle forme più comuni, il diabete di tipo 1 è dovuto a mancanza di insulina e deve essere trattato con insulina, il diabete di tipo 2 è invece legato a insensibilità all’insulina e viene trattato con farmaci e attraverso la correzione delle abitudini di vita. Sono infatti la sedentarietà e l’eccesso calorico, sempre più diffusi nella popolazione, i fattori predisponenti questo tipo di diabete che, insieme all’obesità, è considerato una malattia epidemica, ovvero con una diffusione in crescita nella popolazione.

Oltre a predisporre al diabete, l’obesità – in particolare quella addominale – si associa ad aumento della pressione arteriosa e dei grassi nel sangue, tutti fattori di rischio cardiovascolare. La presenza di questi fattori, di regola, non dà disturbi, e quindi essi risultano essere ancora più insidiosi: si è infatti portati a pensare che l’assenza di sintomi sia sinonimo di assenza di malattia e, soprattutto, di rischio. Non è così.
Le malattie cardiovascolari sono quelle di cui ci si ammala di più e sono la maggiore causa sia di morte, sia di invalidità nelle popolazioni occidentali; il diabete rappresenta un amplificatore del rischio cardiovascolare.

Consapevoli di tutto ciò le società scientifiche, anche sulla base dei risultati di importanti studi che hanno dimostrato la possibilità di prevenire il diabete attraverso lo stile di vita, hanno tracciato un identikit del soggetto a rischio su cui eseguire gli esami e poi indirizzare ad una prevenzione efficace. Si tratta di una persona di età superiore a 45 anni, sedentaria, in sovrappeso od obesa, con familiarità per diabete, con altri fattori di rischio o con malattia cardiovascolare già nota; la donna è a rischio anche se ha partorito un bambino di peso superiore a 4 kg. Dopo lo screening iniziale si raccomanda di ripetere la valutazione, rappresentata da un dosaggio della glicemia a digiuno, ogni 3 anni. I donatori di sangue eseguono la glicemia ed altri esami relativi al rischio cardiovascolare in occasione delle donazioni.

È importante identificare precocemente le persone con anormalità della glicemia, iniziale (prediabete) oppure già abbastanza alta per potersi considerare diagnostica, perché con applicando un corretto stile di vita è possibile sia prevenire l’insorgenza del diabete, sia rallentare il suo peggioramento.
In media, infatti, il diabete viene diagnosticato dopo oltre 5 anni dall’inizio della iperglicemia, spesso attraverso la presenza di complicanze che richiedono anni di diabete per manifestarsi. Nei soggetti prediabetici, invece, è possibile ridurre anche del 60% il rischio di evoluzione verso il diabete vero e proprio. E ciò attuando una dieta mediterranea ricca di frutta, verdura, cereali, olio di oliva, pesce e povera di carni, uova e latticini e praticando circa mezz’ora al giorno di attività fisica di moderata intensità. In caso di sovrappeso o di obesità è sufficiente perdere in maniera stabile un 5-10% del proprio peso (di solito non più di 7-8 kg) per prevenire o controllare meglio sia il diabete che gli altri fattori di rischio ad esso associati.

 

dott. Claudio Taboga
Endocrinologia, diabetologia e nutrizione clinica