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Nuovo o vecchio coinquilino, la riscoperta del virus ci ha cambiato la vita.

Probabilmente, prima dell’entrata in scena del nuovo coronavirus, alla fine del 2019, la maggioranza della popolazione mondiale ignorava la forte presenza di una forma vivente in realtà molto antica: i virus.
Ebbene sì, i virus sono “cittadini” come noi, ma dobbiamo ancora una volta indossare le vesti di studiosi del mondo che ci circonda e prendere appunti, in quanto essi possiedono una capacità di adattamento notevole, che ultimamente abbiamo potuto constatare con l’avvento delle varianti.

Sebbene siano state avanzate diverse ipotesi, non si hanno ancora informazioni certe sull’origine dei virus, anche se la loro esistenza fu segnalata per la prima volta nel 1892 da un biologo russo. Ciò che è ormai noto in ambito scientifico è che si tratta di organismi che necessitano di un ospite per poter vivere e, per questo, sono definiti “parassiti intracellulari obbligati”. La loro struttura molecolare si compone essenzialmente di materiale genetico (DNA o RNA) avvolto da un involucro proteico (capside) che può far assumere al virus diverse strutture e ne permette, allo stesso tempo, l’ingresso in altre forme di vita (animali, piante, batteri e virus).
Una volta entrati nella cellula ospite, di qualsiasi estrazione essa sia, i virus si servono di tutti gli strumenti necessari per potersi replicare: è così che ha inizio l’infezione.

Ad oggi, grazie al notevole impegno degli scienziati di diversi paesi, si sono ampliate sempre di più le conoscenze circa il SARS-CoV-2, il virus che ha scatenato la malattia da COVID-19, così denominato per via della somiglianza con il SARS-CoV-1, comparso in Cina nel 2002 e causa della diffusione della SARS.
Il nuovo coronavirus, compiendo un salto di specie, ha infettato l’uomo colpendone principalmente l’apparato respiratorio, senza comunque tralasciare altri tessuti target: tuttora (purtroppo) non siamo consapevoli dell’entità dei danni recati alle persone che sono uscite dal tunnel della malattia.

D’altro canto è doveroso evidenziare la corsa contro il tempo che ci ha portato dapprima alla standardizzazione di test sierologici e di tamponi molecolari (strumenti indispensabili per il tracciamento e la diagnosi) e, successivamente, alla messa a punto dei vaccini per la lotta contro il COVID19.

È in questo contesto di emergenza che anche FriulMedica ha dato il suo contributo, schierando la propria squadra sul campo di battaglia pandemico, in primis adottando tutte le misure di sicurezza previste e implementando la prenotazione tramite app, onde evitare assembramenti. Inoltre, tutto il personale infermieristico e di laboratorio è stato formato prontamente: il primo nel campionamento, il secondo nell’analisi di tamponi oro-rinofaringei e nella ricerca di anticorpi anti SARS-CoV-2.
Considerando la rapidità di trasmissione del virus in questione, i test sierologici sono stati di fondamentale importanza, sia dal punto di vista epidemiologico, sia da quello della sorveglianza sanitaria, sia per valutare l’efficacia della campagna vaccinale nazionale.

Come funziona il test sierologico? Il test sierologico si pone l’obiettivo di verificare la presenza/assenza di due classi di anticorpi coinvolte nella risposta immunitaria: IgM e IgG.

Le immunoglobuline IgM vengono prodotte per prime dal nostro organismo in risposta all’infezione, ma sono quelle meno specifiche. Le immunoglobuline IgG vengono invece prodotte in un secondo momento (per questo vengono anche definite “anticorpi della memoria”) e sono più specifiche per l’agente patogeno e più durature nella risposta difensiva. Sebbene, in linea generale, l’interpretazione dei risultati di un sierologico possa sembrare facile, non si deve tralasciare un dettaglio importante: la risposta immunitaria è soggetto-specifica.

Dunque, in ultima analisi, abbiamo sviluppato in breve tempo degli ottimi alleati di prevenzione e diagnosi, ma piuttosto che fare “guerra all’estraneo” dovremmo imparare a condividere lo stesso spazio con gli altri esseri viventi, a partire dagli organismi microscopici fino ad arrivare a quelli macroscopici, rispettando gli equilibri naturali originari.

 

Dott.ssa Giulia Pastore
Biologa